La storia di Silvia: il falco che esce dalla gabbia e ricomincia a volare

Ho iniziato un percorso di psicoterapia perché avevo un sintomo, e l’ho tuttora, quella che è cambiata è la mia consapevolezza.

Oltre un anno fa non mi piacevo, anzi, mi facevo proprio schifo. Il mio sintomo mi faceva arrabbiare e mi arrabbiavo con me stessa per non riuscire a smettere. Mi ripetevo “da domani basta, si cambia”, ma ogni giorno ricominciavo da capo. La mia vita girava attorno al sintomo. Avevo paura che le persone mi giudicassero negativamente e questa paura mi impediva ogni movimento. Più aumentava la paura, più mi chiudevo in me stessa: mi stavo nascondendo dal mondo.

Questa è la Silvia che ero, una bambina impaurita, che aveva paura della solitudine e di restare sola in questo mondo frenetico. Per fortuna il falco che era in me è stato liberato dalla gabbia ed ha iniziato a volare! Durante quest’anno e mezzo sono cambiata e il cambiamento l’ho percepito dalle reazioni delle persone attorno a me. Più io mi avvicinavo a loro, più loro poi cercavano me! Più io le ascoltavo, più loro ascoltavano me!

Ma nonostante ciò, ancora non mi amavo!

Ho pianto lacrime che nemmeno pensavo di avere, ho urlato con tutta la voce che avevo, ho affrontato i demoni del passato e alla fine ci ho pure fatto amicizia! Ho coltivato amicizie sane e allontanato le piante infestanti, ed ora, alla fine di tutto, ho capito che non c’è niente di sbagliato in me. Ognuno ha difetti e sono proprio questi a renderci unici. E se questi difetti non piacciono alle persone, beh, dite a quelle persone di farsi un esame di coscienza. Nessuno è perfetto, nessuno è senza paura e ogni persona ha scheletri nell’armadio. La paura è umana. E noi siamo esseri umani, non possiamo pretendere di non avere paura o di essere diversi. Siamo quello che siamo, stop. Possiamo cambiare, diventare migliori o peggiori, ma il cambiamento deve nascere dentro di noi e solamente accettandoci così come siamo riusciamo a vedere l’unicità che ci appartiene.

Accettarsi, così come vivere non è affatto facile. Ma se fosse facile, che gusto ci sarebbe a vivere!?

Un po’ come andare in montagna: il sentiero è in salita, ci saranno buche, salite ripide, piccole discese, scalate vertiginose, momenti in cui si vorrebbe tornare indietro, momenti di imprecazione, incontrerai persone che salgono, ti superano, altre che scendono, la fatica è enorme, il sentiero infinito, ma quando, in un attimo di distrazione, ti soffermi ad ammirare il panorama, ti rendi conto che lo spettacolo che vedi vale tutta la fatica. E una volta arrivati in vetta, sulla cima della vita, tutta la fatica scompare magicamente, la vita diventa nostra e siamo padroni di quella bellissima sensazione di forza! Forza di vivere! E questo è quello che ho fatto io: ho scalato la mia montagna, con la paura di cadere, di non farcela, di deludere le persone care, e alla fine, ho raggiunto la cima!

Questa, però, è solo una, la vita ha altre sfide da propormi ma, un passo alla volta, le supererò. Ci metterò il tempo necessario ma ho la forza e la voglia di farlo! Ed oggi, qui, mentre scrivo i miei pensieri, sorrido perché mi rendo conto che vivendo con felicità e allegria la vita è più bella! Ho paura delle stesse cose di prima: la solitudine, restare sola, il vuoto dentro. Ma ora so che io posso stare in questo vuoto e che SE VOGLIO POSSO agire per colmarlo! Perché riscoprire la luce dopo tanti anni di buio è una sensazione rigenerante! Mi sento viva! Forte! Pronta per prendere in mano la mia vita e plasmarla come piace a me!

Sono pronta a vivere!

I miei genitori hanno sempre cercato di insegnarmi ad essere una brava ragazza, educata, gentile, vestita bene, studiosa, non bere, non fumare, una brava donna di casa insomma. Crescendo ho sempre fatto fatica ad aderire a questa icona e solo ora mi rendo conto del perché: io non sono quel genere di persona! Io ho bisogno di disordine in casa, mi piace bere birra e fare tardi la sera. Mi piace andare in discoteca e ballare fino a farmi male le gambe, e cantare fino a non avere voce, e ridere fino ad avere mal di pancia.

Come ogni ragazza, anche io mi rispecchio nelle fiabe Disney. Ho guardato tutte le principesse, deboli ed indifese, venire salvate da audaci principi. Ma io non sono come loro, io non sono una Biancaneve che per salvarsi aspetta il suo Principe Azzurro; io sono una Belle, che rifiuta di vivere una vita con una persona che non ama, sono una Mulan, che pur di salvare le persone che ama, mette a repentaglio la sua vita, sono una Pocahontas, che vive libera. Non sono una Cenerentola che aspetta la magia della fata Madrina per poter andare al ballo: io al ballo ci vado lo stesso, con jeans e maglietta! Io non sono come Aurora che aspetta dal principe il bacio per svegliarsi: io metto la mia sveglia e mi alzo quando ho voglia! Mi ritengo una ragazza selvatica, difficilmente addomesticabile, quasi impossibile da domare. Ora che ho ritrovato la mia natura non voglio abbandonarla solo perché qualcuno mi giudica o mi vorrebbe diversa da quella che sono perché “non ci si comporta così, non si sta bene”. In questo anno e mezzo ho ritrovato me stessa. Ho imparato a conviverci e ad accettare la mia imperfezione e sono consapevole di ciò che mi fa stare bene e cosa no.

Alla mia psicoterapeuta: ti ringrazio per tutto questo, perché tu mi hai tenuto la mano mentre soffrivo, mentre ero felice, mentre piangevo e mentre avevo paura. Tu mi hai aiutata quando ne avevo bisogno, mi sei stata vicino quando ero sola. Tu non mi giudicavi e mi hai aiutato a sconfiggere il mio giudice interiore che padroneggiava su di me. Tu mi hai aiutata a percorrere un sentiero in salita, in mezzo ai rovi e nel buio. Ed ora, da qui, vedo il sole. Vedo anche le nuvole e la burrasca, ma con la forza che grazie a te ho ritrovato, non c’è tempesta che mi spaventa. Senza di te non ce l’avrei mai fatta e, anche se tu mi ripeti sempre “hai fatto tutto tu”, in fondo so che il merito è anche tuo!

Ad uno dei componenti del gruppo di psicoterapia (di cui non citiamo il nome per ragioni di privacy): ti ringrazio perché mi hai aiutata a ritrovare me stessa. Ricordo ancora, durante il gruppo, che quando ci siamo detti “io ci sono, non me ne vado, io sono qui”, entrambi abbiamo sorriso: sapevamo tutti e due che era la verità! E quando mi hai detto che mi vedevi come un “cavallo selvaggio” mi sono sentita così.. un animale libero, indomabile e tu mi hai fatto vedere più chiaramente quello che ero, e che sono! Ti ringrazio e ti auguro tutta la felicità possibile! Sono cambiata anche grazie a te e di sicuro non mi dimenticherò mai di te e di quello che mi hai detto in quei pochi incontri! Spero di averti lasciato qualcosa e, se non è stato così, ti chiedo scusa e ti auguro di trovare qualcuno che ti faccia provare le sensazioni che sto provando io ora: gioia, felicità, liberazione, pace!

Finalmente io

Silvia

Ti è piaciuto questo articolo?

Condividi su Facebook
Condividi su Whatsapp
Condividi su Twitter
Condividi su Linkdin
Condividi su Telegram

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *