Quando la mente frana, il corpo argina: come attraversare il caos

Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno.

Pablo Neruda

A volte può succedere di attraversare momenti di forte crisi in cui sentiamo che delle certezze dentro di noi, dei punti di riferimento interni ed esterni su cui ci poggiavamo vengono meno. Qualcosa cambia…e noi franiamo. Parti vulnerabili di noi a volte a noi stessi sconosciute, che erano ‘tenute insieme’ o compensate da alcuni precedenti assetti relazionali e/o esistenziali fuoriescono senza troppo preavviso. Possono presentarsi degli accadimenti che fanno saltare i nostri precedenti equilibri ( ad esempio salta l’equilibrio della coppia a seguito di un momento di crisi o con il mio capo o perdo il lavoro, arriva una malattia) e che a volte ‘scoperchiano’ queste parti di noi che ci pare inizino letteralmente a sgretolarsi. Sentiamo che la terra trema sotto i piedi, ci sentiamo instabili, confusi, precari, spaventati, a volte impanicati.

Si genera un caos.

Un enorme caos.

Il modo in cui noi ci relazioniamo a questo caos farà la differenza. Il cambiamento e la trasformazione passano dalla capacità e dal coraggio di attraversarlo e dalla possibilità di sostenere il panico e l’angoscia che esso ci genera. Se riusciremo a navigare in queste acque torbide e a guardare con umiltà e coraggio le parti di noi che stanno franando sotto i nostri occhi e ad esplorare cosa si cela li’, è possibile che dal crollo del nostro inconsistente castello di illusioni possa rinascere qualcosa di nuovo e di più solido, autentico e funzionale per noi.

Le parti cedevoli ‘a rischio frana’ sono frutto del nostro tentativo inconscio di compensare le ferite del nostro passato. Ci siamo organizzati ‘tenendoci su’ per non crollare. Ma il nostro castello di carta si disgrega facilmente al soffio di eventi che ne mettono alla prova la tenuta.

Guardare cosa c’è dietro i castelli di carta della nostra mente, maga di illusioni, permette di riportare in luce la potenza di una forza reale che integra in se’ l’accoglimento della vulnerabilità.

Una delle strade più immediate che spesso percorriamo per negare la presenza delle nostre parti a rischio frana e per non assumercene la responsabilità è proiettare sugli altri il nostro materiale scomodo, oserei dire rigettarlo. È come se lo scaraventassimo addosso all’altro e dicessimo: ‘Questa roba tienila tu perché io non la voglio.’ Peccato che si tratta di parti di noi.

Come accorgerci di queste nostre parti cedevoli e vulnerabili , provenienti dal nostro bambino interiore ferito e in panico?

Gli indicatori sono piuttosto riconoscibili: le reazioni emotive che sperimentiamo sono decisamente repentine e fulminee oltre che amplificate rispetto allo stimolo che le ha provocate, ci sentiamo sopraffatti e in balia di una sorta di pilota automatico. Perdiamo potere di scelta! La nostra reazione è velocissima, totalmente guidata dall’amigdala che è la centrale della paura del nostro cervello senza alcun filtro da parte della corteccia cerebrale. Questi sono i campanelli d’allarme che ci raccontano che abbiamo qualcosa da esplorare e guarire al nostro interno.

Quando la mente frana il corpo argina.

Tornare a noi, tornare alla consapevolezza emotiva e corporea, spostarci dall’altro per riportarci al centro di noi stessi e quindi dalla proiezione alla riappropriazione del nostro materiale interno è ciò che può permettere di arginare la disgregazione interna e riportare tonicità, presenza, potere personale, chiara visione e inaspettate rinascite.

Quando qualcosa crolla, finisce… sempre qualcos’altro sorge, rinasce.

… bisogna morire a una vita per rinascere a un’altra.

Anatole France

E tu sei disponibile a lasciarti franare?

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